I posti richiesti dal ministero sono ampiamente finanziati e non aggravano i conti pubblici
Autorizzare i 25.000 posti previsti è questione che riguarda l’intero Governo e le scelte strategiche di politica scolastica
A meno di 24 ore dalla firma dell’accordo sulla mobilità in cui si restituiscono agli insegnanti diritti, dignità professionali e le tutele necessarie per fare buona scuola, si materializza un altro nodo politico, quello degli organici della scuola.
Questione cruciale che meriterebbe l’intervento dell’intero Governo e non solo del ministero specifico.
I posti richiesti dal ministero, che sono ampiamente finanziati e non aggravano i conti pubblici, vanno a risolvere i problemi per cui la 107 è nata: esaurire le graduatorie, eliminare al minimo le supplenze e consentire la continuità didattica.
Tutti obiettivi non raggiunti – spiega Turi – in quanto non si è mai voluto affrontare il vero problema: il gap esagerato tra organico di diritto, utile per trasferimenti ed assunzioni, da quello di fatto, utile solo per le supplenze.
Vanno dunque autorizzati i 25.000 posti previsti – ribadisce Turi – altrimenti assisteremo allo stesso film dello scorso anno: la meraviglia dei più che, a fronte di investimenti consistenti, troveranno tutti scontenti.
Resterà inalterata la supplentite, i docenti trasferiti ingiustamente non troveranno i posti per avvicinarsi alle propri luoghi di residenza, i precari saranno sempre troppi, gli studenti e famiglie scontenti per la mancanza di continuità didattica.
Un docente trasferito ingiustamente al Nord – rilancia il segretario generale della Uil Scuola – sa benissimo che se gli studenti non possono spostarsi sono gli insegnanti a farlo, e questo gli è chiarissimo. Ciò che non si riesce a comprende davvero è perché, per la stessa materia, se c’è una classe, nella sua provincia di residenza, lì insegnerà un supplente, con contratti reiterati per anni.
Si tratta di scelte tecnocratiche che, anche in presenza di un finanziamento, oppongono una logica negativa e punitiva che non favorisce la funzionalità e il prestigio della scuola statale e chi ci lavora.
Ci auguriamo che la politica, quella che pensa al bene comune, sappia trovare le risposte giuste senza dover trovare nel personale la causa che, invece, rappresenta la soluzione.