Giorno 13 giugno si è svolto presso il Senato – Sala Nassirya – la conferenza stampa per la presentazione di un disegno di legge della senatrice vice presidente del gruppo PD Simona Malpezzi riguardante una possibile soluzione al problema dei diplomati magistrali garantendo i diritti di tutti gli insegnanti coinvolti.
Per la Uil scuola erano presenti Antonello Lacchei e Paolo Pizzo.
Il disegno di legge dal titolo “Disposizioni in materia di contrasto alla povertà educativa e di reclutamento per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria” che – a detta della senatrice Malpezzi – è una proposta di discussione aperta a tutte le forze politiche sulla questione dei diplomati magistrali, prevede un incremento dell’organico di potenziamento di 6.250 unità per il prossimo triennio con il 30% dei posti destinato alla scuola dell’infanzia.
La costituzione di una Graduatoria di Merito Regionale (GMR) sia per la scuola dell’infanzia che per la scuola primaria in cui potranno inserirsi, dopo il superamento di una prova orale selettiva, i laureati in scienze della formazione primaria e i diplomati magistrali con titolo conseguito entro il 2001/2002 che abbiano svolto almeno tre anni di servizio negli ultimi otto anni scolastici, non meno di 180 giorni in ciascun anno scolastico.
In ultimo, al fine di tutelare la continuità didattica, sarebbe prevista una noma transitoria che prevede il mantenimento in servizio come supplente annuale sul posto occupato nell’a.s. 2017/18 del docente già assunto in ruolo con riserva e comunque fino alla “nuova” assunzione in ruolo dalle Graduatorie di Merito Regionali.
In quanto alla tempistica, la senatrice Malpezzi ha previsto la conclusione di tutto l’iter concorsuale entro il 31 luglio.
La Uil scuola, pur riconoscendo che solo un intervento legislativo possa dare le risposte alle diverse situazioni determinate dalle sentenze della Magistratura, ritiene che non serva un provvedimento uniforme, per tutti. Al contrario il problema deve essere affrontato in modo articolato perché le situazioni sono diverse sul territorio. Occorre un provvedimento specifico che tenga conto delle diverse posizioni giuridiche e geografiche senza lasciare i lavoratori in balia degli eventi.
Si tratta di definire un provvedimento che risolva la grave situazione che si è venuta a creare per effetto delle Sentenze della Magistratura, per cui è sufficiente, a nostro parere, affrontare la questione in tre mosse, in tempi brevi:
1. Laddove non ci sono contro interessati si può intervenire subito, mantenendo in servizio i docenti interessati senza adottare nessun provvedimento di licenziamento. Non riteniamo in alcun modo percorribile una soluzione che, in esecuzione della decisione della Magistratura, possa anche lontanamente immaginare di licenziare o rimuovere dal proprio posto di lavoro docenti immessi in ruolo, che hanno già superato l’anno di prova, nonostante non ci sia alcun contro interessato per quel determinato posto. Si tratterebbe di licenziare un docente per poi riassumerlo come precario.
2. Prevedere un concorso per soli titoli, a cui possano partecipare i docenti beneficiari di una sentenza sia pure non definitiva e gli eventuali contro interessati, laureati i scienze della formazione primaria. Solo in questo caso, si avrebbe una graduatoria entro tempi congrui e si garantirebbe la continuità didattica per gli alunni. C’è da considerare che anche in questo caso molti lavorano da anni ed hanno superato anche l’anno di prova.
3. A regime, si può e si deve pensare ad concorso riservato, sulla falsariga di quello definito per la scuola secondaria, che debba riguardare tutti gli aventi titoli (abilitati magistrali e laureati in scienze della formazione primaria), che insieme all’aumento dei posti del potenziato, consenta, con una procedura snella e che si concluda in tempi brevi, di definire una graduatoria per soli titoli e colloquio da cui attingere per le immissioni in ruolo. Su questo punto la UIL scuola è da tempo che denuncia una inaccettabile disparità di trattamento rispetto ai docenti della scuola secondaria, perché l’attuale sistema lascia fuori sia il segmento primario come quello degli insegnanti di religione cattolica che avrebbero titolo ad avere sia la fase transitoria di reclutamento, che lo stesso sistema previsto per i colleghi della secondaria, stante l’unicità della funzione docente.