Turi: Le ragioni della scelta nel disegno di legge le vogliamo chiedere al ministro Bianchi. Pronti a smontare ogni velleità che punti a rendere regionale la scuola italiana.
La Nadef (Nota di Accompagnamento del Documento Economia e Finanza) che andrà in Aula il prossimo 18 ottobre porterà con sé un giallo: nella notte fra il 29 e il 30 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato i disegni di legge collegati. Si è portato avanti – sottolinea preoccupato il segretario della Uil Scuola, Pino Turi – includendo nell’approvazione dei Ddl collegati alla manovra di Bilancio anche quello sull’autonomia differenziata. Tema fortemente divisivo.
La ragione di questa decisione la vogliamo chiedere al ministro Bianchi, ben sapendo che questa ipotesi non è prevista in alcun modo nel Patto sulla scuola sottoscritto a Palazzo Chigi – osserva Turi – né vi è alcun riferimento all’autonomia differenziata che è stata oggetto di grandi contrasti con l’Esecutivo Conte 1, durante il dicastero del Ministro Bussetti.
Nel Patto – precisa Turi – sono previsti investimenti e riforme finalizzate a ‘eliminare’ o ‘ridurre’ le differenze sociali e territoriali. Non si può pensare di sancirle per legge. Ancor meno si può pensare a una scuola con venti sistemi o a una sanità che abdica alla sua dimensione nazionale.
Al di là di ogni elemento di metodo e di percorso trasparente della politica (il 29 non c’era traccia del Ddl sull’autonomia differenziata, è spuntata il giorno dopo in GU) resta il fatto che l’autonomia differenziata prevede l’attuazione di ben 23 materie, e tra le quali scuola e sanità, settori che individuano diritti universali – ammonisce Turi – la cui qualità e disponibilità sono state essenziali nella recente crisi pandemica.
Se il PNRR si prefigge – o almeno è quello che vorremmo noi, sottolinea il segretario Uil Scuola – di eliminare le differenze abissali che in questi anni si sono cristallizzate in termini di divari economici e sociali nel Paese, si dovrebbe partire dalla garanzia dei diritti universali dell’uomo, promuoverli e tutelarli per primi e non sancirne la differenziazione.
Ci preoccupa che le scelte per il Paese seguano le bizze della politica, e che le decisioni che riguardano i diritti di tutti i cittadini passino dal vaglio di un provvedimento economico.
Lo abbiamo fatto in passato – osserva Turi – siamo disposti a farlo nuovamente: smontare ogni velleità di rendere regionale il sistema nazionale di istruzione.