Nel Piano Nazionale, approvato dal Consiglio dei ministri il 24 aprile, i progetti di intervento legati all’Istruzione e alla ricerca sono trattati nella MISSIONE 4: sono 8 i punti critici sui quali si intende intervenire e altrettanti gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Il primo dato che appare in evidenza è che si guarda alla scuola dell’infanzia, all’istruzione tecnica e all’Università ma – in mezzo – nel segmento della scuola dell’obbligo e del ciclo superiore – c’è proprio poco.
Ci chiediamo, in prima valutazione – la scuola di tutti, quella frequentata dal 94% degli studenti, quella dello Stato e della Costituzione, gode di tale buona salute che non ha bisogno di interventi?
O si pensa che un riferimento diffuso al sistema di istruzione possa riportarla alla condizione usuale di terreno di scontro delle forze parlamentari di turno?
La domanda è semplice: a fronte di un investimento così cospicuo, e di una rimessa in marcia dell’intero sistema Paese, la scuola non meriterebbe un punto di vista privilegiato, con risorse adeguate e interventi di medio e lungo termine?
Sono domande che meritano una risposta e non solo nei confronti del Sindacato che le rivendica, ma del personale che ancora una volta si vede sacrificato da una deriva tecnocratica e burocratica, interessata più all’aumento del PIL (cosa buona e giusta) che alla crescita culturale e sociale del Paese che, in fin dei conti, è la premessa stessa della crescita economica, in grado di dare ai giovani ciò che rischia di essere negato loro anche in questa occasione.
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