Mentre siamo ancora alla vigilia dell’apertura del rinnovo del CCNL scaduto da oltre nove anni, si moltiplicano critiche (molte) e proposte (poche) che invece di favorire la comprensione del momento creano confusione e disinformazione, rendendo ancora più difficile un percorso di per sé già molto complicato.
Premesso che il settore pubblico non ha rinnovato i contratti per calamità naturali, ma per volontà politica: una legge ha bloccato i rinnovi contrattuali e ha congelato gli stipendi dei pubblici dipendenti – compresa la scuola – al livello del 2010, fatta salva l’Indennità di vacanza contrattuale erogata a partire dal 2010 secondo l’accordo interconfederale del luglio 2003, per un ammontare previsto da un provvedimento della Ragioneria Generale, che le leggi successive hanno prorogato, sia il blocco dei CCNL che l’erogazione dell’I.d.V. (che dunque è stata sempre regolarmente pagata – e lo è ancora oggi: si va da € 9,32 per i collaboratori a € 13,11 per i docenti di 2° grado).
Sono considerazioni che vogliamo condividere con voi insieme alla situazione attuale ben fotografata da una sintesi dell’Agenzia AdnKronos.
Contratto statali, trattativa in salita: ecco i nodi
ECONOMIA
Pubblicato il: 28/08/2017 10:52
Riparte il confronto governo-sindacati per i rinnovi contrattuali degli statali che dovranno portare ad aumenti in busta paga di 85 euro. La nuova stagione 2016-2018 è particolarmente attesa per oltre 3,2 milioni di dipendenti pubblici che da otto anni non vedono un aumento salariale.
Dopo la pausa estiva, le Confederazioni sindacali sono state convocate all’Aran per discutere delle trattative per il rinnovo del contratto del pubblico impiego.
Salvaguardare l’impatto dell’aumento previsto per gli statali per non far decadere il ‘bonus Renzi’, sviluppare un welfare contrattuale e riequilibrare il modello di partecipazione sindacale: sono alcuni dei temi affrontati dalle Confederazioni convocate all’Agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni nella contrattazione collettiva.
BONUS RENZI – Come neutralizzare l’effetto sul ‘bonus Renzi’ è uno dei punti chiave della trattativa, “una questione centrale”, fanno sapere fonti sindacali all’AdnKronos, per evitare che l’aumento degli 85 euro medi lordi (secondo quanto pattuito nell’accordo siglato il 30 novembre scorso tra Cgil, Cisl e Uil e la ministra della Pa Marianna Madia) faccia decadere il bonus Renzi, “trasformandolo in un aumento di 5 euro”.
WELFARE CONTRATTUALE – Secondo punto: l’importanza di sviluppare un welfare contrattuale, ovvero un sistema di sostegno per i lavoratori – attraverso risorse aggiuntive nella legge di bilancio – per richiedere anche per il pubblico impiego un regime di agevolazione fiscale e defiscalizzazione, “come già esiste nel settore privato” sottolineano le fonti.
LEGGE E CONTRATTO – E ancora: la necessità di riequilibrare il modello di partecipazione sindacale, attraverso un riequilibrio tra legge e contratto. Serve implementare forme partecipative dei sindacati in modo tale che anche certi temi (come ad esempio, “l’organizzazione del lavoro negli uffici”) siano “riportati nell’alveo della contrattazione”.
INCONTRO CON MADIA – In una nota, anche il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo fa sapere che, nella riunione all’Aran, “si sono affrontate le tematiche relative ai rinnovi contrattuali per le parti comuni ai 4 comparti del Pubblico impiego”.
In particolare, “si è discusso del riequilibrio tra legge e contratto, dei modelli di partecipazione, di welfare contrattuale, di risorse e del c.d. bonus Renzi. Abbiamo ribadito, come Uil, che – in linea con l’accordo del 30 novembre – l’incremento economico deve essere di 85 euro e che il bonus degli 80 euro non può essere confuso con l’incremento salariale. Devono invece essere trovate soluzioni diverse, compresa la defiscalizzazione del salario di produttività”.
CALENDA – Per chiarire le posizioni, aggiunge il sindacalista, “riteniamo necessario un incontro con il ministro della Funzione Pubblica per verificare la volontà del Governo di rispettare i contenuti dell’accordo. Non condividiamo le dichiarazioni del ministro Calenda, secondo cui le risorse dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego debbano essere rivolte ad altre priorità”.
Al ministro, rileva, “ricordiamo che questo Governo, in continuità con il precedente, è tenuto a rispettare l’accordo sottoscritto tra l’altro dall’attuale ministro della Funzione pubblica. Non è accettabile confondere un legittimo diritto, quale il riconoscimento, dopo ormai 8 anni, dei dovuti incrementi contrattuali ai dipendenti pubblici, con le necessarie misure, altrettanto dovute, per la ripresa occupazionale del Paese”…